martedì 12 luglio 2016

Metafore

Metafore

Sono un migrante, migro come le rondini, loro che si alzano in volo e non si interrogano a cosa le muova il cielo e  quali viaggi e nuove partenze le attenda.
 
Ho lasciato la casa per tutte le case del mondo e in nessuna mi sono fermata, ogni angolo della terra ha profumi e colori diversi eppure è comunque terra.

Ci sono stati giorni di vento forte, spazzava via ogni cosa in vortici frenetici, si  appropriava di panni stesi, copriva tutti i suoni, deviava rumori, la mia voce era flebile, e non sentivo quella degli altri.
- Urla più forte.!
 C'è un insolita quiete quando Eolo urlante tace.
Si calmano le acque, i rami degli alberi, le foglie cadute
tornano esauste a terra,
- ho danzato fino a non poterne più - si dicono una all'altra,
e quelle rimaste sull'albero, non sanno se invidiarle o no, ma tanto è un destino a tutte riservato, il vortice leggero o tumultuoso, il piroettare come farfalla o il planare lieve dondolante verso la terra.

L'ancora, ha tenuto la barca saldamente appesa alla sua catena questa volta, potrebbe non succedere, potrebbe lasciarla libera di andare trascinando il suo peso e quella va, in mare aperto se va bene, o su uno scoglio se va male, o spiaggiata.
Invece per tre giorni è qui a brandeggiare, segue la direzione mutevole del vento, ma non si allunga più della lunghezza della sua catena, aspetta che il vento cali, che diventi vento per una navigazione a vele tranquilla.
Ma non è vero ...non è lei che aspetta, siamo noi, sono io.
Non si ha voglia di essere foglie danzanti., a volte si vuole restare foglia sull'albero, rimandare il viaggio, se si può.

Scegliere condizioni migliori per partire,  scrutare i cieli, la forma delle nuvole e le direzioni, l'altezza delle onde, le creste in lontananza, il variare del colore del mare,  i
tarocchi, consultare le sibille delle previsioni meteo, i detti e i proverbi di antichi navigatori, i portolani per la prossima
destinazione.
Poi, a un  certo punto parti e ti fidi più del tuo intuito,
sapendo che  meteo, sibille, proverbi e portolani, possono disattendere le promesse;
le cose non sono immutabili, un groppo non è prevedibile, non tutte le esperienze dei navigatori esperti saranno le stesse che si presenteranno a te;
Ho visto porti mutare, insabbiarsi da un anno all'altro, degradarsi o farsi fintamente più belli .
Ma tu hai un portolano vecchio, e devi tenerne conto: non è aggiornato.

Sono migrante, migro nei giorni e verso gli altrove, ogni luogo persino quello già visitato in passato, si mostra diverso e uguale.
Alcune cose vi mutano impercettibili al nostro sguardo, altre invece in modo evidente da lasciarti perplessa, a volte, anzi spesso, sono gli uomini:
costruiscono di qua distruggono di là, mutano paesaggi.

Sono migrante anche di me stessa, anche in me mutano, umori, paesaggi, pensieri e idee, a volte sono vento a volte sono quiete. Foglia danzante o esausta, o appesa ad un albero finché albero, io o vento, non fanno mollare la presa.

Aggiorno il mio libro di bordo come posso: correggo rotte, rilevo scogli sfuggiti alle mappe.
 Ogni approdo è arrivo temporaneo e promessa di una nuova partenza.
Giuljanas, [12.07.16 09:29]

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